Dateci i vostri rifiuti di plastica e ne faremo eco-carburante, senza emissioni nocive
i dati attuali di come funziona concretamente il riciclo della plastica sono abbastanza allarmanti, Secondo il rapporto The New Plastics Economy della MacArthur Foundation (link nelle fonti, in fondo all’articolo) , il 32% del packaging in plastica finisce disperso nell’ambiente, il 14% viene bruciato negli impianti di incenerimento con termovalorizzazione e il 40% va in discarica. Solo il 14% viene recuperato e appena l’8% di tutta la plastica che consumiamo è davvero riciclato.
Da qui l’idea-sostenibile che negli ultimi anni stanno studiando molte aziende in tutte le parti del mondo, quella di trasformare la plastica che non si è in grado di smaltire in carburante e quindi in energia,
Una delle prime società che è riuscita a passare dalle teoria alla pratica è Grt Group, una società Svizzera appena sbarcata in Italia che si occupa di energie rinnovabili e inizierà a breve a produrre anche un combustibile simile al Diesel proprio dai rifiuti di plastica.
unendo tre richieste sempre più pressanti per la società,
- come smaltire le milioni di tonnellate di plastica che produciamo ogni giorno
- come trovare fonti di energia, alternative ai combustibili fossili
- come evitare di produrre emissioni di Co2
Infatti questa compagnia non solo prende la plastica da riciclare, ne produce combustibile, ma assicura il suo amministratore delegato Luca Dal Fabbro usando il sistema della pirolisi, ovvero un processo che determina la rottura delle molecole che rendono la plastica rigida, in assenza di ossigeno, lavora totalmente senza combustione e ossidazione e quindi senza emissioni nocive.
Con 1 tonnellata di plastica (bottiglie, sacchetti, posate) si possono produrre 900 litri di combustibile. e in base ai costi di lavorazione e mantenimento degli impianti, questo nuovo combustibile potrà entrare in commercio sul mercato al costo di 25 dollari al barile, meno della metà del prezzo del barile di petrolio
A differenza del petrolio che dopo essere estratto va raffinato e trasportato aggiungendo costi e inquinamento ambientale, in questo caso, il prodotto primario (la plastica di scarto) viene raccolto in modo locale, ad un raggio di un centinaio di chilometri dagli impianti, permettono quindi un risparmio del 70% di emissione di energia nella produzione del carburante
in aggiunta gli impianti saranno tutti dotati di pannelli solari che permetteranno un ulteriore abbattimento delle emissioni di CO2.
Ogni impianto di questo tipo consente di riciclare l’equivalente di un camion pieno di plastica al giorno. Con quattro impianti da 5 mila tonnellate si possono evitare le emissioni di CO2 prodotte da 6 mila persone residenti in Italia. E si potrebbe fare a meno di una discarica grande 28 ettari, cioè 40 campi da calcio.
Sicuramente non mancherà la materia prima, visto che solo nel nostro paese ogni anno si produco 150 mila tonnellate di scarti di plastica ogni anno. Che se andasse tutta nella produzione di carburante, favorirebbe una drastica diminuzione delle discariche ed inceneritori.
Nel 2019 si apriranno i primi impianti di produzione in Italia, impianti piccoli e a zero emissione ambientali dirette, proprio per la tipologia di trasformazione della plastica utilizzata, la pirolisi, e saranno i primi impianti a livello industriali in italia.
e se ne valuterà la produttività e l’efficacia, ovviamente per vederne i risultati bisogna vedere gli impianti all’opera, ma sulla carta, rispetto alle promesse della Grt Group , i vantaggi ci sono tutti:
- riciclo di materiale altamente inquinante che sta distruggendo il nostro ecosistema
- riduzione dell’inquinamento e della produzione di CO2
- produzione di combustibile che non dovremmo più importare dall’esterno
- su larga scala possibile riduzione delle discariche e delle emissioni nocive prodotte dagli inceneritori
- basso impatto ambientale