Nella famiglia Pieri i morti sono 11, ma il piccolo Enrico si salva, nascosto in un sottoscala. Muoiono i genitori, i nonni, le sorelle, due cugini e tre zii. Fra le immani tragedie della Seconda guerra mondiale c’è l’eccidio nazista a Sant’Anna di Stazzema in Toscana, con 560 morti. L’Italia ha inflitto ai colpevoli dieci ergastoli, ma i militari non sono mai stati estradati.
Da allora Enrico Pieri ricorda le vittime, parla ai giovani e ai meno giovani di memoria e di pace, insieme con l’associazione “Martiri di Sant’Anna di Stazzema”, che mantiene viva la memoria dell’accaduto.
Sopravvissuto a una terribile strage, diventa, dunque, eroe della pace e della memoria: nel 2011 il Parlamento europeo lo nomina Cittadino d’Europa; nel luglio del 2020 il presidente della repubblica tedesca lo nomina cavaliere della pace e della memoria. E, infine, Mattarella lo nomina cavaliere al merito della repubblica italiana “Per l’impegno, di tutta una vita, a favore della tutela della memoria, della diffusione della conoscenza storica e della difesa dei principi alla base della convivenza democratica“.
Intervista con Enrico Pieri, che sopravvissuto ad una strage è diventato eroe della pace e della memoria
Sopravvissuto a una terribile strage nazista, Lei diventa eroe della pace e della memoria.


Sono nato a Sant’Anna il 19 aprile 1934. La mattina del 12 agosto 1944 arrivarono i Tedeschi accompagnati da fascisti italiani, ammazzarono tutta la mia famiglia e bruciarono il paese. Morirono 560 persone. Io rimasi solo. Sant’Anna è un paesino di montagna che non c’entrava niente con la guerra. Solamente la cattiveria e l’odio delle persone era tanto: i fascisti italiani hanno portato su i Tedeschi. Dopo la guerra le case erano tutte diroccate, tutte bruciate. Avevano ammazzato le persone e avevano ammazzato anche il bestiame. Sono emigrato e sono tornato a Sant’Anna nel 1992. A Sant’Anna c’era il museo e io vidi che di memoria ce n’era bisogno. Prima non volevo parlare a nessuno. Anche se sono giù di morale io parlo alle persone. Ai giovani dico che ci dobbiamo impegnare tutti. Abbiamo avuto 75 anni di pace e di benessere e lo dobbiamo anche a quei giovani che sono morti a Sant’Anna, a Marzabotto e altrove. Speravo che delle Sant’Anne non ce ne fossero più e invece delle Sant’Anne ce ne sono ancora. I nazionalismi ci possono portare ancora delle altre Sant’Anne. Io sono un europeo convinto e spero che in Europa non succeda più.
Ai giovani dico che ci vuole l’impegno. E’ necessario andare nei luoghi dove ci sono state le stragi non solo per ricordare, ma proprio per migliorare, affinché non ci siano più guerre e che ci sia un mondo migliore e che non ci siano più Sant’Anne. E’ un impegno che ci dobbiamo assumere tutti che non ci siano più Sant’Anne.
Un bambino di allora per tutti i bambini
Il 26 gennaio 2021, a 50 anni dalla nascita della Associazione, Enrico sala a Sant’Anna, e ricorda i tanti bambini che quel giorno hanno perso la vita (video con voce di Graziano Lazzeri).
Francesca Vian francescavian@gmail.com


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