Sembra una favola a lieto fine, come quelle che non accadono mai. E’ stato premiato il coraggio di Michela Piccione, pugliese di 36 anni.
Finita a lavorare in un call center da incubo, ha reagito alle sopraffazioni. Ha denunciato lo sfruttamento e ha ottenuto la chiusura immediata del call center, che pagava 33 centesimi anziché 6 euro l’ora, come era scritto nel contratto.
Ha scritto a tutte le autorità locali e nazionali per denunciare la drammatica condizione dei call center. Soltanto il bravo sindacalista Andrea Lumino ha immediatamente abbracciato la causa di Michela, subendo anche intimidazioni e realizzando importanti obiettivi nella tutela dei giovani lavoratori.
Nessun altro ha risposto a Michela, né ministri dello stato, né esponenti della Regione Puglia. Il presidente della Repubblica, però, ha premiato tanto coraggio con il cavalierato dell’ordine al merito della Repubblica italiana.
La motivazione: “Per il suo coraggioso gesto di denuncia delle condizioni di sfruttamento del lavoro giovanile“.
Un coraggio che ha accompagnato la vita di Michela, come lei stessa ha dichiarato nell’intervista a Positizie. Ora la Tim ha offerto un lavoro a tempo indeterminato, dopo vent’anni di precariato in diversi settori.
Intervista a Michela Piccione
Come sono le condizioni di lavoro nel call center?
Possono essere pessime, nei sottoscala, nei garage, con paghe molto basse. Noi eravamo in dieci in una piccola stanza. Il mio datore di lavoro in precedenza aveva un call center con contratti da 1 euro l’ora.

L’onorificenza di Mattarella dà valore al fatto che si reagisca alle sopraffazioni. Ora come intendi proseguire?
Di questa onorificenza sono molto grata. C’è una forma di caporalato nei call center. Deve esserci una legge che tutela. Vanno cambiati i contratti di lavoro, dopo un periodo di tempo. Nella mia terra è più facile che ci siano queste situazioni, ma vi sono anche altrove. Io ho risposto, per esempio, a un annuncio di Roma che proponeva di recuperare crediti; si doveva minacciare i clienti al telefono, esigendo morosità che non erano vere. Ti pagavano solo se riscuotevi.
Questa è una truffa. Buttano l’esca e tu ci caschi.
Quali valori ti sostengono in tanto coraggio e tanto impegno?
Ho sempre avuto in mente la testimonianza di Falcone e Borsellino, in particolare la frase: “Chi ha paura muore due volte; chi non ha paura muore una volta sola“. E’ una frase di vita. Ci sono sfruttamenti diversi. Se le persone reagissero le cose cambierebbero. Non dobbiamo avere paura di far valere i nostri diritti.
Grazie.
Francesca Vian francescavian@gmail.com

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