Pensieri e note e divagazioni in modalità MINDFULNESS
ACCETTAZIONE NON SIGNIFICA RASSEGNAZIONE ci dice Jeff Foster, un astrofisico inglese che ha studiato a fondo la meditazione di consapevolezza dopo un periodo di malattia e depressione importanti. Ci invita con molta semplicità a non arrenderci, a non paralizzarci anche nei momenti più bui. Accogliere la situazione che ci sta sfidando solo sperando che la tempesta passi, è troppo poco per rinascere dopo i nostri periodi difficili. Possiamo trovare pace nella tempesta e partire da lì.
Ci mette in guardia dal sederci a non fare niente come strategia di evitamento, senza prenderci le nostre reponsabilità mentre biasimiamo la società, il governo, i pianeti e gli “altri”, chiudendo di fatto gli occhi.
Accettare significa accogliere, entrare nella realtà a partire da un luogo sicuro dentro noi stessi, trovando prima la calma per vederci chiaro. Un senso veramente profondo dell’essere qui, presenti e vigili.
Quando siamo intrisi di paura e rabbia, siamo anche fuori equilibrio. Potremmo invece provare a trovare la pace nella tempesta e partire da lì. Riprendere in mano la vita a cui apparteniamo, affinando la relazione con i nostri talenti e i nostri valori. Rimanendo vicini alla vita senza la solita reattività compulsiva, stabili e attenti a quello che accade sapendo che non c’è nulla di sbagliato o di giusto e che non siamo circondati da nemici.
E’ una specie di impegno creativo che possiamo stipulare con l’universo per agire fuori dalla schiavitù dei nostri pensieri effimeri e transitori e permettere alle azioni di emergere da lì. In effetti se lasciamo andare le cose su cui non abbiamo il controllo – con buona pace delle intuizioni che verranno – ci consentiamo di fare spazio per accogliere i cambiamenti futuri. Le risposte arriveranno come frutto del nostro rapporto migliore con il momento presente.
Accogliere porta con sè la fine della reattività e della fuga, delle conclusioni inutili, di giusto e sbagliato, peccato e biasimo. Ci rilassa, ci porta in una nuova intimità con noi stessi mentre entriamo nella situazione da un luogo di calma, curiosità e presenza, senza fretta o risposte semplicistiche.
In questo modo siamo anche certi di non abbandonare chi amiamo, quando dovremmo solo abbandonare l’idea che le cose dovessero andare in modo diverso, o che possiamo controllare il futuro. Semplicemente affrontiamo quello che c’è, ora. Semplicemente connettiamoci, ora. Con i piedi ben appoggiati a terra e con gli occhi bene aperti all’amore, a quello strano paese che tutti chiamano “futuro”.


Il cielo è basso, le nuvole a mezz’aria,
un fiocco di neve vagabondo
fra scavalcare una tettoia o una viottola
non sa decidersi.
Un vento meschino tutto il giorno si lagna
di come qualcuno l’ha trattato;
la natura, come noi, si lascia talvolta sorprendere
senza il suo diadema. di Emily Dickinson
Marcella Manzini www.etiqameditazione.onweb.it
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