“Volevo solo pedalare…ma sono inciampato in una seconda vita” è il secondo libro di Alex Zanardi che ci dimostra la forza immensa della perseveranza e della determinazione
Perché lo consigliamo
Volevo solo pedalare…ma sono inciampato in una seconda vita è un libro che regala una forza e un’allegria straordinaria a chi lo legge. È la voce schietta di una persona solare, energica e piena di passione in tutto ciò che fa. È una lettura che aiuta a sentirsi più vicini a questo grande campione e a comprendere la sua incredibile vitalità.
Perché è positivo
Volevo solo pedalare ci dimostra l’importanza di porsi le giuste domande. Dopo il gravissimo incidente del 2001 in cui ha perso entrambe le gambe, al risveglio in ospedale, Alex Zanardi si è fatto una buona domanda: “Come riuscirò a fare tutte le cose che voglio fare senza le gambe?”. E da come si è svolta la sua vita a partire da quel giorno, possiamo dire che sia riuscito a trovare buone risposte e ottime soluzioni.
A chi può piacere “Volevo solo pedalare”
Volevo solo pedalare…ma sono inciampato in una seconda vita è un libro che appassionerà chi è alla ricerca di motivazione per superare i propri limiti. Se siete persone sportive e amate le sfide, troverete in questa lettura un esempio di grinta e perseveranza che vi farà venire voglia oggi stesso di iscrivervi alla prossima maratona, perché l’unico vero talento è quello di credere di potercela fare.

Di cosa parla
Volevo solo pedalare è il secondo libro di Alex Zanardi e ci fa rivivere le sue mirabolanti avventure sportive e umane dal 2003 al 2016. Alex non solo torna a gareggiare in auto dopo l’incidente in cui ha perso le gambe, ma trova un’altra passione a cui si dedicherà con la sua caratteristica gioiosa esuberanza.
Un giorno in Autogrill vede per la prima volta una handbike, ne rimane folgorato e decide che sarà la sua prossima compagna di avventure. Con l’aiuto di amici tecnici e professionisti, progetta e costruisce artigianalmente la sua prima bici a tre ruote che si muove sfruttando la forza delle braccia. Si avvicina a questa nuova disciplina con l’approccio umile di chi non sa, ma vuole sapere tutto e mira in alto.
Il metodo è sempre quello: cominci, studi la situazione, recuperi le informazioni necessarie e ti metti al lavoro. senza fretta, iniziando a fare quello che puoi.
Negli anni, tutta questa passione e determinazione si traducono in quattro medaglie olimpiche (Londra 2012 e Rio 2016) a riprova che se ti fai le domande giuste, possono arrivare risposte straordinarie.
Io la mia Olimpiade di Londra e quella di Rio ho cominciato a vincerle nel mio letto di ospedale a Berlino, quando invece di domandarmi: “Come farò a vivere senza le gambe? Che vita di merda sarà?”, mi sono chiesto: “Ma come cavolo riuscirò a far tutte le cose che devo fare senza le gambe?”.

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