Dopo quasi 300 anni di abbandono, Santa Maria della valle una chiesa rupestre, tra le più belle di Matera sarà restaurata e riaprirà al pubblico
la chiesa risale al settimo secolo ed è stata chiusa al culto nel 1756 perchè degradata nelle sue strutture e da li è andata incontro ad un costante decadimento,
negli ultimi quarant’anni è stata al centro di diverse diatribe legali, le persone che aveva ereditato il territorio due anni fa avevano deciso di metterla in vendita per mezzo milione di euro,
ma la chiesa è stata espropriata dalla sovrintendenza della Basilicata e finalmente potrà essere restaurata e riaperta a tutti, per la meraviglia di tutti i turisti, dopo secoli di degrado e abbandono,
scrive sulla sua pagina il Fondo Ambiente Italiano (FAI): “La chiesa di Santa Maria della Valle è una delle chiese rupestri più importanti di Matera. si trova a 3 chilometri dalla città ed è uno degli edifici religiosi più grandi del territorio,
al suo interno è presente una straordinaria facciata che presenta quattro portali uno diverso dall’altro, mentre i veri elementi che arricchiscono l’interno sono gli affreschi di varie epoche presenti sulle pareti: da trompe l’oeil che fingono decorazioni, marmi e fondali alle rappresentazioni di Cristo, dei Santi e della Madonna con Bambino”
una bellezza unica, abbandonata per secoli, che adesso potrà innanzitutto essere restaurata ed essere messa in sicurezza, e successivamente potrà essere riaperta ai tanti turisti che vorranno scoprirne i suoi misteri,
il sindaco di Matera Raffaello De Ruggieri, ha annunciato pochi giorni fa l’inizio della conservazione e della valorizzazione della antichissima chiesa rupestre definendola come un patrimonio inestimabile per la città
il sindaco ha poi proseguito spiegando :
«La Soprintendenza della Basilicata ha avviato l’iter espropriativo basandolo sulle risorse che il Comune di Matera ha destinato al recupero di questo significativo monumento rupestre.
L’alleanza e il rapporto di collaborazione tra Istituzioni sono stati determinanti per questa scelta operativa che era diventata non più rinviabile visto lo stato di abbandono in cui versa il bene.
Dopo 40 anni di inutili tentativi quindi si apre oggi concretamente la fase di conservazione e valorizzazione di un patrimonio inestimabile appartenente alla comunità materana».


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Immagini: Fondo Ambiente Italiano