Si chiama “Popping for Parkison’s” ed è un mix unico che ha inventato proprio Simone Sistarelli,
italiano di 26 anni, che vive a Londra dal 2011, dove si è laureato in danza contemporanea al Conservatorio Trinity Laban e alla sua passione al fare del bene
Perchè stare in movimento, ed in questo caso ballare, fa bene a tutti ma a chi ha proprio problemi di movimento e tremori, di cui spesso di vergogna probabilmente fa ancora meglio.
I movimenti sono quelli del «popping», un tipo di danza a metà tra l’Hip Hop e la Breakdance, e sono tutti declinati su chi soffre di morbo di Parkinson.
il progetto è partito dall’Inghilterra, in cui vive e lavora Simone, è andato oltre oceano, negli Stati Uniti, poi in Germania per arrivare fino in Italia, a Torino in cui per la prima volta a Settembre con la collaborazione dell’Associazione Italiana Parkinson e Associazione Amici Parkinsoniani Piemonte, c’è stata la presentazione dei corsi di Popping per le persone con il Parkinson
Com’è nata la sua idea, ce lo racconta proprio Simone:
«Tutto è nato da una costatazione un po’ naif. I malati di Parkinson tremano, e nel popping in pratica si trema sulla musica. In quel campo chi soffre di tremori parte paradossalmente avvantaggiato.
Da questa semplice constatazione Simone inizia a studiare la malattia, prendere informazioni e consultarsi con i medici su possibili pro e contro, scopre presto da parere medico che non c’è nessuna controindicazione. Anzi, tutto il contrario, La danza stimola l’equilibrio, aiuta a socializzare, aiuta il malato a contrastare la perdita di fiducia in se stesso con relativo isolamento, che molto spesso drammaticamente si accompagna alla malattia
Ballare per contrastare il Parkinson è anche ritrovare fiducia, per delle persone che spesso di sentono emarginate e che possono qui riprendere coraggio andando in scena, e oltretutto divertendosi un sacco.
Simone racconta che non ci sono limiti di età, i pazienti che hanno partecipato di corsi vanno dai 45 ai 75 anni, e i più anziani sono ballerini davvero scatenati. Ovviamente, se ci sono problemi Simone modifica i passi in modo che tutti li possano fare, ma la passione di tutti i ballerini resta travolgente
All’inizio le classi sono fatte solo da persone che soffrono di Parkinson e la scelta ovviamente non è casuale
Non è un dettaglio, cominciare tra parkinsoniani aiuta a non avere pudore, a non sentirsi giudicati. È fondamentale che ci sia sempre un’atmosfera dove le persone si sentano a proprio agio nell’esplorare e condividere sia il movimento sia la malattia.
Poi più avanti con le lezioni, quando tutti i partecipanti si sentono più sicuri, si possono inserire anche altre persone che non hanno la stessa malattia, per esempio Simone racconta che a Londra una mamma che soffre di Parkinson ha preso l’abitudine di portare sempre anche i suoi 2 bambini a ballare con loro,
inutile dire che tutti si divertono molto, ed è un momento in cui per 1 ora, la malattia è bandita, nessuno pensa ai suoi problemi o si rattrista,
Generalmente poi i ballerini ne parlano dopo la lezione, creando dei piccoli gruppi di auto-aiuto, si confrontano raccontano le loro esperienze sulla malattia magari al bar, davanti ad una tazza di caffè
Da Settembre Simone e la sua danza sono arrivati anche in Italia e secondo lui, non poteva esserci città migliore di Torino per lanciare i suoi corsi di danza.
Visto che le lezioni sono completamente gratuite per gli utenti, a Londra “Plopping for Parkinson’s” si sostiene con i finanziamenti cittadini e crowdfounding; anche in Italia stanno puntando sul crowdfounding per poter formare insegnanti in grado di portare avanti Popping For Parkinson’s in più città possibili.
A Torino Simone ha formato il ballerino Claudio D’ambrosio che porta avanti i suoi insegnamenti e i suoi corsi nel nostro paese.
Bravissimo Simone!
Ecco il sito internet di Plopping For Parkinson’s
e per saperne di più se siete di Torino maggiori informazione potete trovarle qui :parkinsoninpiemonte.it
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